Omicidio senza colpa by Gianni Simoni

Omicidio senza colpa by Gianni Simoni

autore:Gianni Simoni
La lingua: ita
Format: mobi, epub, azw3
Tags: Fiction, Mystery & Detective, General
ISBN: 9788850236008
editore: TEA
pubblicato: 2015-08-14T22:00:00+00:00


Capitolo 14

Giunse con Minniti in via Scaldasole. Avevano ancora mezz’ora di tempo.

«Vuole che salga con lei, commissario?» chiese l’agente.

«No, non occorre. Aspettami qui. Vado e torno.»

Salì le scale a passo svelto, ma si bloccò al pianerottolo del terzo piano. Ancora quella fitta allo sterno, che questa volta si irradiava anche al braccio. Si appoggiò al muro, i denti stretti e il sudore che gli imperlava la fronte. Chiuse gli occhi, in attesa che diminuisse, ma fu più lunga del solito. Non poteva aspettare e fece le ultime due rampe a fatica.

Aveva ragione Minniti: doveva portarsi dietro tutta la documentazione medica, ma dove l’aveva messa? Questo era il punto, e quel dolore al petto che ancora continuava non gli era certo d’aiuto.

Devo mettermi in poltrona. Devo restare immobile un momento, pensò, e si sedette, cercando di rilassarsi.

Ricordava di avere messo tutto in una grande busta marrone, radiografie comprese, ma dove? Ecco, si disse, se fossi rimasto nella mia topaia al piano di sopra, l’avrei trovata subito, ma qui… Lo ricordò improvvisamente: in camera da letto, sul fondo dell’armadio.

Fu costretto a spostare alcune lenzuola stirate e ripiegate e un paio di coperte. Sotto, la busta che cercava. La prese e uscì, scendendo con cautela le scale.

«Commissario, dove è rimasto tutto questo tempo? Mancano pochi minuti all’ora dell’appuntamento», lo accolse Minniti.

«La busta, questa maledetta busta che non ricordavo dove fosse finita. Vai in corso di Porta Ticinese, non so da che parte si prenda, il posto te lo indico io.»

Ci arrivarono in pochi minuti.

«Cerco un parcheggio, poi la raggiungo.»

«Non ho nessun bisogno che tu mi raggiunga. Un poco più avanti dovrebbe esserci uno slargo. Aspettami lì.»

Entrò nel portone che dava in un piccolo cortile. In fondo, sulla destra, una porta a vetri e accanto una targa: STUDIO MEDICO. Spinse la porta. Appena dentro, lo studio del dottor Lenzi. Di fronte, dietro una piccola scrivania, la segretaria con la quale era solito parlare quando chiamava per le prescrizioni dei farmaci che gli avevano consigliato, ma che assumeva in modo irregolare.

«Sono Lucchesi, Andrea Lucchesi, e ho un appuntamento col dottor Lenzi.»

«Lo so», rispose la segretaria, una donnina di mezz’età, con un viso dolce. «Attenda un momento che l’annuncio.» Scomparve dietro la porta del medico per riaprirla subito dopo. «Prego, commissario, il dottore la sta aspettando.»

Lenzi era sulla sessantina. Una faccia bonaria e sempre pronta al sorriso. Corpulento, con il camice bianco che gli si tendeva sul ventre prominente. Un ottimista per natura, o forse per scelta, aveva sempre pensato Lucchesi. Come medico ci sapeva fare, non si limitava a prescrivere esami, lavandosene poi le mani. Un buon medico, come ormai se ne trovavano pochi.

«Buongiorno, dottor Lucchesi, finalmente ha trovato il tempo di farsi dare un’occhiata come si deve. Cos’ha in quella grossa busta?»

«Tutta la documentazione clinica che ho conservato dal momento in cui ho avuto l’infarto.»

«Sì, ricordo che aveva avuto un infarto. Adesso come sta? Se devo essere schietto, non la trovo benissimo. Un po’ dimagrito rispetto all’ultima volta…» Si era seduto alla scrivania e aveva acceso il computer.



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